Giampiero Mastrigli
Opera 1^ classificata
Il seme nell’orizzonte
Frammento di sole
orizzonte di speranza
nuova terra
dove piantare
il seme dei sogni
ritrovato
in fondo
all’oceano della vita
Mirta De Riz
Opera 1^ classificata Trofeo Donna
Principesse d’amore
Spalancano la schiumosa bocca,
prima di morire sugli scogli,
le onde del mare
.
Mi consegnano la rabbia
delle donne dalla pelle d’ebano
d’arcobaleno vestite
.
Scuote l’oceano il loro straziante,
inascoltato grido
e sono perle di lacrime, stille di sudore
le gocce che cercano nelle mie mani
ultimo rifugio
.
All’di là dell’orizzonte
delicate rose vengono recise
e muoiono giardini,
nel sangue affogati
.
Leggera, dentro i suoi pochi anni,
Jasmine ha conosciuto ingiustizia e dolore;
E… mai sarà donna…
.
La rugiada non la sorprenderà
nelle notti della sua estate;
spento rimarrà lo sguardo
nell’ora della passione,
sconosciuto l’incanto
.
Che il vento disperda nel deserto i mormorii,
ruminare di mille cammelli,
al passare di bimbe gioiose
.
Che rifletta luce di diamante
lo sguardo delle nuove
PRINCIPESSE D’AMORE.
Marco Schiavon
Opera 2^ classificata
Nevicata
Folle felici di fiocchi infiniti,
frementi calme in frulli di falde
cadono appese tra mille farfalle.
Fredde faville feriscono fiabe
di foglie sepolte in fragranze d’inverni,
seta di ghiaccio rivela le forme,
affondano i suoni in coltri profonde.
Nel grigio sospeso al cielo soffuso
bianchi cristalli s’azzuffano lievi,
è fioca bufera di soffici nevi.
Roberto Drioli
Opera 3^ classificata
Danza
Cerco strumenti
per gli accordi del rimpianto
sul palcoscenico di sabbia
in cui lascio lo sguardo.
Soffio polvere di memoria
da note antiche,
melodia che cade
sui piedi di chi vuol danzare
a liberazione e sfogo
di pelle che vibrava
nello sfiorar di dita
come corde di chitarra Andalusa.
Si scioglie il desiderio
in vortice di suoni
e arpeggi di colori
lasciando il cuore senza fiato
nel coro di un’orchestra silenziosa.
Anna Giancontieri Mele
Opera 4^ classificata
Approdo
Dolci declivi delineano curve marine
su cui attendono d’approdar genti lontane
giunte stanche per mare con in cuor
l’illusione di finir di lottare
E mentre il dorato della sabbia al bruno
approssima sotto il cielo ancor tinteggiato di rosa,
alto traspare uno spicchio di luna che par bandiera
fatta apposta con pezza di tela.
Ormeggia, alfin, le barche nel buio della sera
col carico umano che esonda, in fuga, a raggiera
fra canne e sterpaglie in cerca di uno spiraglio
di luce in terra straniera.
Ma è vano il tenace lottare delle genti approdate!
Nessuno, ahimé, cede il posto ed il pane
a chi si avvicina al desco a mangiare.
Solo briciole ricevono in cambio
di fatica, sangue e sudore.
Che fare, allor, del dolore?
Tornare indietro? No! Meglio morire!
Francesca Croci
Opera 5^ classificata
Suggerimento botanico
I fiori di campo
alteri e ribelli
non sognano le aiole
di primavere fasulle
ma seducono il vento,
fiduciosi sgranchiscono fragili petali.
Usati a calmare la rapida sete
nel fragore d’intemperie maligne,
respirano sconfitta, corteggiano le attese.
Fanno l’amore con l’estate
cedendo a notturni di lucciole
e profumata pigrizia
e non chiedono
– e forse non sanno –
di esistere.
(Il fiordaliso geme
il papavero barcolla
la margherita sorride
il dente di leone dilaga.
Ma la viola forse
non si farà trovare).
Emilia Fragomeni
Opera 6^ classificata
Il gabbiano bianco
Silenzi in equilibrio su quei fogli, dove
annotavi suoni e voli d’ali. E veleggiavi
lune e abbracci di parole, tra schegge
di cielo e di sole, specchiate “sul selciato
dei “carruggi”, dove fanciullo giocavi
“a lippa” e “con le grette”, con dentro
gli occhi l’ansia dell’attesa. Così era
il tuo tempo: c’era il racconto mitico
dell’uomo, in danza con le rive del suo
mare, il sussurro del mondo, iscritto
dentro il cerchio della vita. Tu navigavi
vele senza barche, racchiuso nello scrigno
del silenzio. Come farfalla in cerca
d’un appiglio, ti concedevi alla luce dorata
del tramonto. E dissolvevi pensieri ed
emozioni in trasparenze di melodie lontane,
di quando il tempo era per te un sussurro.
Non sapevi brevi le tue notti di luna e
fragile il filo della tua storia. Ma ecco,
arreso alle ombre, s’incurva il giorno.
Si ferma l’ora. Stride la dissonanza, che
il canto tuo, per noi, tramuta in pianto.
Tace, deserto, il foglio. Adduce silenzi là
dove prima erano parole. E cadono le lune,
scivolano dentro il brivido dell’ora; fili spezzati
i sogni, ma non i suoni tuoi, che graffiano
ricordi e lasciano armonie di antiche memorie,
sulle “piccole strade” della tua infanzia,
che mai cadranno “nel fumo di macerie”.
E tu resti per noi quel gabbiano bianco che
assapora la salsedine dell’aria; quel gabbiano
ebbro di vento, che vola adagio verso un nuovo
cielo, con altre stelle a illuminare i canti
nell’aria lieve, lungo l’arco del sole, e altre
lune, su cui posare le tue splendenti ali e
osare il volo, sereno, senza alcun riparo.
Matteo Cimenti
Opera 7^ classificata
Creazione
L’estetica è forza di gravità.
Accentra e dispone inconsapevole
elementi sparsi che si annusano
condensano e collimano
nell’invenzione.
Se sai pescare
nella rete rimane
forse un dono per persone curiose
di sicuro, un’inspiegabile urgenza.
Vincenzo Ercolino
Opera 8^ classificata
Io errabondo
Mare che va
torna con rabbia…
senza pietà
frange la sabbia.
Or la inquieta,
or la rinserra,
cerca una meta
ma non l’afferra.
Anch’io tenace
ed errabondo
sgrego il fallace,
strapazzo il mondo.
Prono, tastoni,
in malo modo
con le illusioni
tento l’approdo.
Caterina Lanodi
Opera 9^ classificata
Tutti con l’ombrello
Tutti con l’ombrello aperto in questo viale
vestiti dal grigiore di un sarto monocorde
che non comprende niente di ogni fantasia
di come è bello esistere con tutti quei colori
che mai nessuna mano riuscirà a sbiadire
Sarà forse perché ognuno vuol difendersi
dalle intemperie che piombano dal cielo
senza capire che ciò che scende è originale
perché ogni lacrima specchia arcobaleno
e anche se piccola ha un grande suo valore
Tutti così impalati nel lungo impermeabile
per non sporcarsi con l’odore di quell’uno
che al loro fianco vuol soltanto camminare
guardando avanti senza dimenticare ieri
e quella goccia che ha nel cuore il suo paese
Sarà che solo ognuno sa guardare però a se
e avere solo cura che l’ombrello resti aperto
tenendo tra le mani quel suo manico curvato
che al primo vento fugge, lo lascia e vola via
e come lieve foglia in foschi vortici svanisce
Tutti con l’ombrello aperto in questo viale
dove amore e tenerezza sono quasi un’utopia
e chi si vuol bagnare è chiamato pure strano
ma libero di andare a testa altra tra la folla
tenendo sulla pelle tutti quanti i suoi colori.
Silvana Licari
Opera 10^ classificata
Foglie
Ondeggia
il vento
sulle foglie.
Folate
smarrite
fra i colori
d’autunno.
3.4.’12
Rosanna Spina
Opera Segnalata dalla Giuria Speciale Poesia Donna
Se vedi una rosa
Se vedi una rosa bianca sul punto di arrossire
è il pudore di ragazza tra gli sguardi della folla
dove gli occhi addosso sono spine
che la inchiodano nuda alla sua ombra
e nell’ombra nasconderà il pudore
racchiuso tra i petali dei sogni
prima che la colga dolcemente un uomo
– rosa rossa a sbocciare in forma di donna –